La leggenda dei giganti del castello di Treen

Molte volte la natura sembra divertirsi a trarre dalle pietre e dai vegetali, forme strane e bizzarre che svegliano la fantasia popolare; questa antica leggenda inglese ci racconta appunto l’origine di certe rocce dal sorprendente profilo umano che si trovano in Cornovaglia.  

La leggenda dei giganti di Treen

(lettura adatta a grandi e bambini)

In tempi antichissimi, un potente mago, aveva fatto sorgere un castello su un’altura tra le scogliere, il castello di Treen. Nel castello abitavano dei giganti fortissimi ma buoni, che proteggevano gli abitanti della vicina regione, difendendoli da ogni attacco, e quelli, in cambio, offrivano loro i frutti della terra, il latte dei loro animali e altro cibo.

Venne un’epoca in cui il castello fu abitato da una coppia di giganti che non aveva figli. Gli anni passavano ma nessun bimbo nasceva nel castello e la popolazione del luogo cominciava a preoccuparsi di restare senza chi la proteggesse, quando quei giganti fossero invecchiati e morti.

 

letture per ragazzi e bambini

 

La gigantessa divenne irrequieta e bisbetica; non stava mai ferma, sempre in moto, da un capo all’altro dell’immenso castello, se la prendeva col marito, grasso e pacifico, che amava starsene pigramente seduto in poltrona. Non lo lasciava in pace e spesso lo rimbrottava. Il povero gigante doveva allora alzarsi e usciva sbuffando; ma qualche volta si lamentava, con la gente del villaggio che saliva al castello e con qualche altro gigante che veniva a fargli visita.

Infine un vecchio saggio di Treen ebbe un’idea e la suggerì durante un consiglio: “C’è un gigante del castello di Maen che è un prepotente attaccabrighe e sarebbe ben contento se potesse molestarci liberamente. Questo gigante ha tanti figli che non ricorda neanche quanti sono. Perché non gliene rubiamo uno dei più piccoli? Così la nostra gigantessa avrebbe qualcosa che la terrebbe occupata e lascerebbe in pace il marito, e noi ci assicureremmo un protettore per quando costoro non ci saranno più.” La proposta piacque a tutti e la gigantessa ne fu addirittura entusiasta.

Fu mandata a chiamare la strega del villaggio.

La strega del villaggio era molto furba ed era capace di far assumere alle persone e alle cose gli aspetti più diversi, ella assicurò che avrebbe portato felicemente a termine l’incarico.

Un bel giorno la strega si avviò verso Maen e, giunta al castello, si nascose tra le rocce, in attesa del momento opportuno. Ad un certo punto del pomeriggio, ecco uscire dalle mura del castello, uno dei figli minori del gigante. Era grande e grosso come un giovanotto, ma aveva appena tre anni e si comportava come tutti i bambini della sua età. Il piccolo gigante scese verso il villaggio e si unì a un gruppo di ragazzi che lo trattavano come loro, senza preoccuparsi della sua statura.

Quando la strega vide che erano tutti intenti a giocare con delle pietruzze colorate, uscì dal suo nascondiglio, si avvicinò con aria amorevole e, togliendosi dalla tasca una manciata di bottoni lucenti infilati insieme, cominciò a dondolarla davanti agli occhi ammirati dei ragazzi. Disse: ” Vi piacciono? Se venite con me verso la spiaggia, vi farò conoscere un posto dove si trovano conchiglie molto più belle.

letture per bambini e ragazzi

 

I ragazzi, più grandicelli e giudiziosi, risposero che ormai era tardi e dovevano tornare a casa. Il bimbo gigante mise invece la sua mano in quella della vecchietta e disse: “Andiamo!”

Strada facendo la strega gli raccontava delle storielle, ogni tanto toglieva dal suo cestello i giocattoli più vari e così il piccolo gigante dimenticò tutto e la seguì fino al castello di Treen.

Al castello il piccolo gigante fu accolto con molta gioia.

La leggenda dice che gli abitanti del villaggio andavano a gara per portare per lui, latte, uova e morbide pelli di agnello. Il gigante se lo prendeva sulle spalle e lo portava in giro, oppure, nei giorni caldi,  se lo metteva sul dorso e nuotava come una balena intorno agli scogli.

fiabe e leggende

La gigantessa, col passare degli anni, rivolgeva al figlio adottivo, tutto l’affetto e le premure e diventava sempre più aspra col marito. Lo trascurava al punto da non preparargli più nemmeno da mangiare. Il giovane doveva avere tutti i bocconi più delicati, le vesti più belle, doveva essere servito di tutto punto e se il marito tentava di protestare, ella rispondeva con insolenze. Il buon gigante soffriva di quella ingiustizia e pensava che presto o tardi si sarebbe vendicato.

L’epilogo in un freddo giorno d’inverno.

Un freddo giorno d’inverno, il gigante dovette uscire dal castello per procurarsi del cibo e raccomandò alla moglie e al figlio che, prima di sera, uno di loro gli andasse incontro per aiutarlo a portare quello che avrebbe trovato.

Ma i due passarono la giornata davanti al grande camino, a giocare a carte: si ricordarono del vecchio gigante solo quando sentirono da lontano i suoi passi e la sua voce terribile che giurava di vendicarsi di quegli ingrati. Allora la gigantessa ebbe paura: uscì dal castello e andò a nascondersi tra le rocce, lungo lo stretto e ripido sentiero dal quale doveva passare il marito.

Questi saliva ansimando per la fatica: si era caricato sulle spalle un vitello intero e sotto ogni braccio portava una pecora. Quando giunse al punto dov’era nascosta la gigantessa, ella balzò fuori e, temendo il castigo del marito, si buttò contro di lui e lo spinse nel precipizio.

 

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Immediatamente provò orrore per quello che aveva fatto e per non udire il suo urlo mentre cadeva, si coprì la testa col mantello e con le braccia. Intanto il gigante era rotolato in fondo all’abisso, ma prima di morire aveva invocato la maledizione sulla donna che fu cambiata in una statua di pietra.

 

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