Alice nel paese delle meraviglie.
L’autore di Alice nel paese delle meraviglie era un professore di matematica e ministro della Chiesa anglicana, si chiamava Charles Lutwidge Dodgson (1832-1898), ma pubblicò sempre i suoi bellissimi racconti per l’infanzia sotto lo pseudonimo di Lewis Carrol.
Proponiamo un riassunto-lettura (riduzione) di questo suo libro, divenuto un grande classico. Il riassunto è adatto a bambini, ragazzi e a chi vuole fare un veloce ripasso o leggere senza impegnarsi troppo.
Alice nel paese delle meraviglie-riassunto
In un pomeriggio d’estate Alice stava seduta pigramente sull’argine del fiume, non lontano dal bosco. Faceva caldo, era annoiata ed aveva sonno. Si chiedeva se fosse meglio dormire un po’ all’ombra o valesse la pena alzarsi, cogliere delle margherite e farne una ghirlanda.
Un grosso Coniglio bianco con gli occhietti rossi passò correndo davanti a lei, guardò l’orologio e borbottò: – Ahimè, sarò troppo in ritardo! – Alice gli corse dietro, appena in tempo per infilarsi con lui in una tana, sprofondando in una specie di pozzo. Ma non ebbe paura.
Percorse un cunicolo e si ritrovò in una sala lunga e bassa. Vi erano numerose porte, ma tutte chiuse ed Alice non riuscì ad aprirle. Su un piccolo tavolo a tre gambe, col ripiano di vetro, scorse una chiave d’oro. Una porticina piccola e chiusa a chiave, attrasse la sua attenzione. Subito cercò di aprirla.
Alice non sarebbe mai potuta passare dalla porticina se non avesse bevuto il contenuto di una bottiglietta, che la fece rimpicciolire in maniera incredibile. Ora però non riusciva a prendere la chiave sul tavolino perché era troppo alto per lei. Quindi cosa fare?
Alice notò un pasticcino poggiato a terra, sotto il tavolo, lo mangiò e crebbe tanto ma tanto da non riuscire più a scorgere i suoi stessi piedi. Allora scoppiò a piangere in un pianto dirotto e pianse tanto ma tanto che con le lacrime formò un lago intorno a sé, sul pavimento. Poi Alice prese la bottiglietta.
Dopo aver bevuto il contenuto della bottiglietta, fortunatamente tornò di nuovo piccina. Ricomparve il Coniglio bianco, che sembrava ancora avere tanta fretta e, scambiando Alice per la sua cameriera, le ordinò di cercargli i guanti e il ventaglio che forse aveva dimenticato a casa.
Alice giunse alla casa del Coniglio e incautamente volle bere il contenuto di una bottiglietta per cui cominciò a crescere nuovamente. La casina non la conteneva più: le sue braccia uscivano dalla finestra e una gamba era infilata nella canna del camino e spuntava di fuori.
Accorsero i vicini di casa del Coniglio e cominciarono a lanciarle dei sassolini. Incredibilmente, questi si trasformarono in paste, che Alice si affrettò a mangiare. Cominciò allora a rimpicciolire in fretta e fu ben felice di scappare via, per non finire in altri guai.
Alice prese a vagare per il bosco e, dopo un poco, incontrò un grosso Bruco accoccolato sopra un fungo. Le sue maniere erano piuttosto arroganti, ma Alice, che non sopportava di vedersi così essere piccola, gli chiese un consiglio per ridiventare alta, non sapendo a chi altro rivolgersi.
Il Bruco le rivelò che mangiando un pezzettino di fungo da un lato, sarebbe cresciuta, mangiandolo dall’altro lato sarebbe rimpicciolita. Così la povera Alice divenne prima minuscola e poi altissima. Alla fine, riacquistate le proporzioni normali, se ne andò e giunse a una casina nella foresta.
Nella casina abitavano la Duchessa, che teneva in braccio un porcellino, la cuoca e un gatto che sogghignava e che aveva la facoltà di sparire e riapparire in un batter d’occhio. Il frastuono nella casa era terribile, la cuoca lanciava piatti contro la duchessa mentre il Porcellino grugniva.
La Duchessa se ne andò perché invitata dalla Regina ad una partita di croquet. Alice rimise in libertà il Porcellino e poi si incamminò verso la casa della Lepre Marzolina. La trovò in giardino, seduta alla tavola apparecchiata per il tè, con il Ghiro e il Cappellaio Matto, suoi buoni amici.
Alice non fu accolta molto gentilmente, ma si sedette lo stesso. I discorsi erano molto stravaganti e lei non riusciva a capirli, per cui dopo un poco, si alzò e tornò nel bosco.
Passando per una porticina, situata in un tronco cavo, Alice si trovò nella sala col tavolino, poi entrò in un giardino, dove tre giardinieri dipingevano di rosso un cespo di rose bianche.
Nel giardino entrò il corteo reale, composto da: Soldati, Cortigiani, Principini, Ospiti e il Fante, il Re, la Regina di Cuori. Alice non si inchinò e la Regina si indispettì.
Si iniziò una strana partita di croquet: le palle erano dei Porcospini vivi, le mazze dei Fenicotteri, gli archi dei Soldati curvi fino a terra. La regina era ancora molto irritata con Alice.
Poi Alice fu condotta dal Grifone a fare visita alla Falsa Tartaruga. Questa, in un fiume di lacrime, le raccontò di quando era una vera tartaruga e andava a scuola in fondo al mare.
Alice assistette poi al processo contro il Fante di Cuori, accusato di aver rubato le torte della Regina. Come testimone fu chiamato il Cappellaio Matto, che era molto impaurito.
Secondo testimone fu il Ghiro, che subito s’addormentò. Infine dovette presentarsi anche Alice, che nel frattempo, chissà perché, era di nuovo cresciuta.
Prima Alice, nel movimento fatto per alzarsi, rovesciò tutti i giurati, poi contraddisse il Re che voleva allontanarla dall’aula e che con false prove, sosteneva la colpevolezza del Fante.
Alice si mise a discutere con la Regina. Tutto il mazzo di carte cominciò allora a turbinare e la bambina si svegliò e si rese conto che aveva sognato.
Fine
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