Don Chisciotte, di Miguel de Cervantes Saavedra.
Riassunto del libro (testo narrativo)
Vi proponiamo come breve lettura il riassunto di un famoso libro: Don Chisciotte di Miguel de Cervantes Saavedra.
Come altri pubblicati sul sito, questi riassunti sono in effetti delle riduzioni di romanzi. Possono essere utili per la scuola, per chi vuole fare un ripasso o vuole leggere senza impegnarsi troppo e sono, appunto, delle buone letture per bambini e ragazzi.
Il Libro:
Don Chisciotte di Miguel de Cervantes Saavedra, le imprese eroicomiche di un cavaliere immaginario.
In Spagna, tra il 1500 e il 1600, ebbero grande notorietà i libri che parlavano di antichi cavalieri. Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616), volle appunto beffarsi delle gesta dei cavalieri scrivendo questo libro, che fu pubblicato per la prima volta nel 1605. Creò così il capolavoro che lo rese famoso.
Don Chisciotte, riassunto
In un villaggio della Mancia vive un gentiluomo spagnolo di cinquanta anni, che trascorre il tempo leggendo libri che narrano le imprese di antichi cavalieri. Per comprare questi libri, egli vende persino i suoi mobili e gli oggetti più necessari.
Esaltato dalle letture, alla fine decide di armarsi come gli antichi cavalieri e di andare in cerca di avventure. Si procura un ronzino pieno di acciacchi e delle armi arrugginite appartenute a un suo antenato.
Egli si trova anche un nome: quello di Don Chisciotte della Mancia. Gli manca una dama per cui combattere e così egli ribattezza col nome di Dulcinea del Toboso, una contadina che abita nei dintorni, e le giura fedeltà.
Appena iniziato il suo viaggio, Don Chisciotte si ricorda che nessuno l’ha ancora nominato cavaliere; così egli non potrà battersi a duello con altri cavalieri. Con questa preoccupazione giunge ad un modesto albergo che egli, con la sua strana fantasia, scambia per un castello.
Un guardiano di porci suona il suo corno per richiamare gli animali ed egli considera quel suono un invito ad entrare. Naturalmente scambia anche l’oste per il proprietario del castello e dopo aver cenato si inginocchia ai piedi di questo chiedendogli di farlo cavaliere.
L’oste è piuttosto sorpreso ma capisce con chi ha a che fare e lo accontenta. Don Chisciotte, secondo le tradizioni della cavalleria, veglia, prima della cerimonia, nel cortile dell’osteria, dopo aver deposto le armi sulla bocca del pozzo. Egli è molto emozionato.
A un certo punto, due conducenti di vetture, escono uno dopo l’altro dall’osteria, per abbeverare i muli. Trovando la bocca del pozzo ingombra, scaraventano via le armi di Don Chisciotte che reagisce con violenza. Scoppia una lite e il cavaliere rischia di avere la peggio.
L’oste, per liberarsi dell’ospite, accelera i tempi della cerimonia, Don Chisciotte si inginocchia davanti a lui, egli legge il libro dei conti, dà al cavaliere uno scappellotto e una piattonata sul petto con la spada, evocando all’incirca il cerimoniale cavalleresco.
Partito dall’osteria, Don Chisciotte incontra a un quadrivio una comitiva di mercanti. Piantandosi in mezzo alla strada, sul suo ronzino, egli ordina ai mercanti di dichiarare che in tutto il mondo non esiste una donna più bella e gentile della sua dama, Dulcinea del Toboso.
Uno dei mercanti cerca di replicare ma egli impugna la spada e si lancia contro la comitiva. Per sfortuna Ronzinante inciampa e lo fa cadere. Dopo essere stato assalito dal servo di un mercante, Don Chisciotte viene abbandonato per terra, pesto e sanguinante.
Un contadino si imbatte per caso nel suo corpo e lo riporta a casa. Qui la nipote di Don Chisciotte, insieme al curato, alla serva di casa e ad un barbiere, decide di eliminare la causa della pazzia del cavaliere e, dopo averli accatastati nel cortile, brucia tutti i libri che parlano di cavalleria.
Ma una volta guarito completamente, Don Chisciotte ricomincia le sue avventure: prende con se uno scudiero, un certo Sancio Panza, al quale promette doni e terre da governare. Con Sancio Panza montato su un asino, Don Chisciotte lascia di nuovo la sua casa.
Imbattutosi in alcuni mulini a vento, li scambia per giganti e parte all’attacco con la lancia, scagliandosi contro uno di essi. La lancia nell’urto va in mille pezzi.
Lo stesso Don Chisciotte viene scagliato lontano con il ronzino. Rialzatosi, assicura a Sancio Panza che un mago ha trasformato i giganti in mulini. Poi ripara la lancia come aveva fatto un antico cavaliere.
I due giungono ad un’osteria che ancora una volta Don Chisciotte scambia per un castello. Se ne va quindi senza pagare, ma Sancio rimane nei pasticci.
Alcuni mercanti danno a questi una lezione, gettandolo in aria con una coperta. Don Chisciotte accorre in aiuto di Sancio, ma non può fare niente per lui.
I mercanti lasciano Sancio tutto pesto. Don Chisciotte gli spiega che i suoi aggressori non erano uomini ma fantasmi maligni.
Un giorno i due vedono all’orizzonte un gran polverone. Convinto che si tratti di due eserciti nemici, Don Chisciotte si lancia contro uno di essi.
Si tratta invece di due greggi e Don Chisciotte con la lancia fa strage di pecore. I pastori, arrabbiatissimi, lo rincorrono lanciandogli delle pietre.
Dei nobiluomini creano Sancio Panza governatore di una terra inesistente. Ma Sancio è stanco di essere preso in giro e torna a casa col padrone.
Don Chisciotte è ora completamente rinsavito. Alla sua morte gli amici e soprattutto Sancio, sono molto addolorati.
FINE
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