Il Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti.
Il Tondo Doni, dal nome di una nobile famiglia fiorentina, è del periodo fra il 1504 e il 1506 ed è la prima opera pittorica di Michelangelo.
Michelangelo:
Michelangelo Buonarroti (1475-1564) nacque a Caprese, in Toscana. Frequentò per un anno la bottega del Ghirlandaio, dalla quale uscirono numerosi abili pittori. Desideroso di studiare scultura, passò a frequentare la scuola di Bertoldo, seguace del grande Donatello. L’allora signore di Firenze, Lorenzo il Magnifico, notò Michelangelo e lo introdusse nella sua cerchia di artisti, letterati e filosofi, la cui dottrina ufficiale era il neoplatonismo.
Sculture e dipinti
Da questa esperienza giovanile, (unione neoplatonica di filosofia e misticismo e tendenza verso l’assoluto), Michelangelo trasse una lezione fondamentale: nelle sue possenti figure, sia dipinte che scolpite, risulta il profondo significato ideale di un superamento della materia, in quanto elemento che va a limitare lo spirito. Per lo stesso motivo, all’artista sembrava più nobile la scultura rispetto alla pittura: la prima si fa «levando», cioè distruggendo la materia (si parla qui di scultura in marmo), nella seconda si aggiunge materia su materia.
Analisi:
Il Tondo Doni o Sacra Famiglia
Il critico d’arte De Tolnay ha visto nell’opera la sintesi di tre epoche: l’Antico Testamento, simboleggiato dalla Madonna e da San Giuseppe, il Nuovo Testamento, simboleggiato dal Bambino e il paganesimo, che si rivela nei classici nudi dello sfondo.
Le tinte nel Tondo Doni sono nette, limpide, quasi che Michelangelo non cercasse il colore come realmente è, sottoposto al gioco della luce e dell’atmosfera, ma cercasse invece l’idea pura del colore (proprio in quegli anni si andava diffondendo a Firenze la conoscenza dei risultati raggiunti in quel campo da Leonardo). La stessa cosa si nota osservando il chiaroscuro, che gioca un ruolo essenziale nel determinare i volumi dei corpi e del panneggio. Il chiaroscuro non è ottenuto alzando o abbassando i toni con l’aggiunta di bianco o nero, ma è ottenuto mutando il colore: dalle tonalità più chiare a quelle più profonde. Le figure formano quasi una spirale: i loro volumi, non risultano compressi dal formato rotondo ma vi si adattano in maniera mirabile.
La tecnica usata è quella tradizionale della tempera su tavola. Il colore, nei panneggi, pare dotato di luce propria, anche le ombre infatti sembrano più vive in quanto il loro tono non è ottenuto scurendole con nero o bruno, ma con un tono più intenso e profondo del colore locale.
Il formato rotondo non era infrequente a quell’ epoca. Michelangelo realizzò anche, in quegli anni, in marmo, il cosiddetto «Tondo Pitti», con la Madonna insieme a Gesù e San Giovanni bambini.
lo sfondo del Tondo Doni
I nudi sullo sfondo si riferiscono all’antichità classica e pagana: figura di collegamento tra questi e la Rivelazione, simboleggiata dalla Sacra Famiglia, è il fanciullo, che diventerà San Giovanni Battista, precursore del Cristo. I tre personaggi principali si innalzano l’uno sull’altro a simboleggiare un progresso della storia verso il fine ultimo della Salvezza mentre i nudi si snodano su una fascia orizzontale come per dire che la storia dei popoli pagani è una storia senza progresso, un succedersi monotono di avvenimenti senza luce di speranza.