Gommone o battello pneumatico: la navigazione con cattivo tempo.

Premesso che in  caso di cattivo tempo la navigazione con un gommone di medie dimensioni va possibilmente evitata perché disagevole, diciamo che ci sono due elementi di base da tenere in mente. Il primo è che battello e motore devono essere in condizioni ottime e di affidabilità completa, specialmente deve essere perfetta la pressione del battello per non rischiare di rompere i paglioli e di rimanere in balia del mare. Nei battelli a chiglia pneumatica, la chiglia stessa va gonfiata “a morte”. È sbagliata l’idea di sgonfiarla un po’ per ammorbidire l’impatto con l’onda.

Come affrontare il mare di prua, di poppa, al traverso, ai mosconi.

Le possibili avarie.

Quale mare può reggere un gommone senza avere problemi?

Una domanda frequente, alla quale è difficile dare una precisa risposta è:  quale mare può reggere un gommone senza avere problemi?  Si può dire che in massima parte la buona riuscita sta nell’ ’abilità di chi guida e in quella del suo equipaggio.

Più che il mare il gommone teme il vento, quando il vento supera i trenta nodi, specialmente in zone di bassi fondali, che creano frangenti, un gommone è sempre al limite e la navigazione è pericolosa anche per chi è molto esperto.

Mare di prua

bisogna graduare con attenzione l’acceleratore così da non impattare con durezza contro le onde, il miglior modo di affrontare le creste, è di arrivarci con un buon abbrivio ma in decelerazione, prendendo il colpo della cresta sul mascone e accelerando appena la cresta è scavalcata e si è sulla fase discendente (dorso dell’onda). In pratica, si deve avanzare con uno zig-zag, virando di moscone nella zona franca, cioè nel cavo, senza lasciarsi sorprendere dalla cresta. Assicurare al golfare di prua una robusta cima e farla tenere a un membro dell’equipaggio, che sia esperto in modo da servirsene per i suoi spostamenti di baricentro, badando a non cadere in acqua.

Mare al traverso

quando l’onda è arrotondata questa è l’andatura meno disagevole anche con mare duro, a patto che non ci si lasci sorprendere da qualche frangente, in questo caso all ’avvicinarsi della cresta occorre orzare e cercare di superarla prima che il frangente rovesci, in modo da correre sulla sua parte discendente. In zona di frangenti continui è buona norma cercare a vista i varchi dove le onde frangono meno frequentemente e navigare con frequenti accostate all’ orza, tenendosi, finché possibile, sulle zone di schiuma che i frangenti appena passati lasciano alle spalle. Fondamentale è non essere colti da onde ripide di fianco a lenta velocità e intraversati, perché si rischia il rovesciamento.

Mare di poppa

sembrerebbe l’andatura più confortevole, in realtà è la più pericolosa e infida. Non si percepisce la velocità e la forza dei frangenti, ma il battello può rovesciarsi improvvisamente. Se viene raggiunto da un frangente molto veloce e ripido, questo solleva la poppa portando la prua a ingovonare nel suo cavo. A causa del moto rotatorio impresso dall’onda, la velocità della poppa diventa maggiore di quella della prua e il battello si pianta con la punta in acqua finendo rovesciato su un fianco. Purtroppo tre battelli su quattro si rovesciano in questo modo. Il mare di poppa richiede quindi estrema attenzione. Bisogna graduare la velocità tenendosi sul dorso dell’onda, senza scavalcarne la cresta e senza farsi risucchiare indietro dal cavo sopraggiungente. Una navigazione difficile, verso la quale evenienza si dovrebbe fare allenamento in condizioni di mare maneggevole. Se il mare è grosso l’atterraggio richiede cura particolare.

Le avarie con cattivo tempo:

avaria al motore

se il motore si arresta, bisogna ricorrere all’ancora galleggiante, questa attrezzatura non è obbligatoria per legge, ma è di massima utilità in questi casi. Si tratta di una specie di piccolo paracadute di tela che filato in mare da prua e assicurato da un robusto cavo all’anello di traino di prua, entra in tiro con lo scarroccio del battello  e lo mantiene con la prora rivolta al mare. In questa condizione il battello scarroccia lentamente e il rischio che venga rovesciato si riduce. L’azione dell’ancora va comunque aiutata con il bilanciamento dei pesi a bordo.

avaria al battello

se si tratta di perdita di pressione per strappo o foratura di un compartimento, si può tentare di navigare legando un paio di cimette al tientibene del tubolare ancora efficiente.  In questo modo si terrà bloccato il pagliolato. Se il compartimento sgonfio è quello di prua, la cima andrà legata al golfare di traino e tutta la parte prodiera rovesciata all’indietro, per bloccare ugualmente il pagliolo e impedire ingavonate. È difficile che il battello perda aria da tutti i compartimenti, in questo caso non resta che bloccare con un sistema di cime tra il tientibene e il tessuto sgonfio e tentare la navigazione a lento moto. Se si vede che il battello regge e i paglioli non si muovono, si può insistere, altrimenti conviene desistere. Filare a questo punto, l’ancora galleggiante da prua, spegnere il motore e lanciare la richiesta di soccorso con i razzi. In ogni caso il battello non affonderà, e costituirà sempre piattaforma di appoggio che può essere potenziata legando ai fianchi e ai tientibene, due rulli d’alaggio.

 

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