Emozioni, che cosa sono

Per emozioni si intendono “quegli stati affettivi che si contraddistinguono per la loro intensità e la loro brusca comparsa  di fronte ad uno stimolo interno o esterno repentino.”Pur avendo in comune con i sentimenti la forma di affettività che può essere piacevole o spiacevole, le emozioni  si differenziano  da questi  principalmente perché non durano nel tempo: loro caratteristiche sono infatti brevità, profondità ed eccitazione.

I tipici esempi  di emozione sono rabbia, paura, collera, gioia.

Alle emozioni corrispondono anche manifestazioni  fisiologiche considerevoli come ad esempio la vasocostrizione che provoca il pallore, la vasodilatazione che provoca il rossore della cute o ancora la tachicardia e l’alterazione del ritmo del respiro. Le emozioni molto intense possono provocare eventi anche più gravi come lo svenimento e in alcuni casi persino la morte.

Le reazioni organiche delle emozioni sono dovute al verificarsi di complessi processi endocrini e nervosi.

Quando l’organismo ha reazioni emotive dovute a condizioni di emergenza e di difesa, di fronte a stimoli percepiti come dannosi, è il sistema nervoso vegetativo ortosimpatico che interviene aumentando la secrezione di adrenalina di conseguenza aumenta la pressione arteriosa e accelera il ritmo cardiaco, si incrementa  il tasso glicemico nel sangue ed è favorita anche la coagulabilità.

Altri tipi di reazione alle emozioni quali per esempio il vomito, la diarrea e la diuresi emotiva, sono determinati dal sistema parasimpatico.

Anche il sistema nervoso centrale elabora le reazioni emotive influenzando il tono muscolare, la mimica, le variazioni del respiro.

Secondo numerosi studi ed in base all’esperienza clinica, lo stato emotivo sarebbe da intendersi come una condizione stabile che varia di intensità da un minimo, ad esempio nelle condizioni di riposo e nel sonno a un massimo rappresentato dagli stati di eccitazione.

Gli effetti psicosomatici delle emozioni

Data l’importanza di conoscere i possibili effetti psicosomatici delle emozioni (che vanno fino alla comparsa di vere e proprie malattie specifiche), si è posto il problema di differenziare le reazioni fisiologiche secondo le varie emozioni; collera, paura, angoscia ecc..

Gli studi più recenti tendono comunque ad attribuire più importanza alla differenza quantitativa che a quella qualitativa del livello di attivazione.

Uno stato di attivazione emotiva lieve favorisce l’attenzione, l’apprendimento, l’attività mentre uno stato di attivazione più intenso prepara a reagire a situazioni di emergenza, se lo stato emotivo è molto intenso, può avere un effetto bloccante sul normale comportamento.

Uno stato continuo di attivazione emotiva, che non trova modo di scaricarsi, può esercitare un’azione determinante e permanente sull’umore della persona e sul suo temperamento, provocandogli difficoltà nell’adattamento alle normali attività.

La tensione cronica può sfociare in malattie psicosomatiche in quanto altera gli equilibri di organi e apparati,  condizionando gli equilibri fisiologici dell’organismo.

 

 

 

 

 

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